Emergency Tessera 2010
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Un orfano di origine giamaicana viene adottato da una coppia di anziani e cresciuto in un’area di Londra a maggioranza bianca. Negli anni del governo Tatcher, diventerà uno dei capi hooligan più temuti dell’intera nazione. Film basato su una storia vera.
Metti che nasci nero, i tuoi ti abbandonano e vieni adottato da una coppia di bianchi in un quartiere della periferia londinese dove le persone di colore sono viste più o meno come dei mostri. Ti aspetta una vita dura, non credi? Già, ma intanto aggiungici anche che la coppia in questione è formata da due persone anziane, considerate ben oltre l’età in cui è lecito avere un figlio. Si mette veramente male, no? Ok, però tieni anche conto che sei un maschietto, ma il tuo nome è da femminuccia: Carol. Ah, dimenticavo. Il periodo in cui tutto questo accade è a cavallo tra gli anni Settanta e Ottanta, nel pieno di quel declino economico che vide emergere e regnare con pugno di ferro in guanto anch’esso di ferro Margaret Tatcher. Roba da far tremare le ginocchia, insomma. La pellicola del trentasettenne scozzese Jon S. Baird, al primo lungometraggio dopo il corto It’s a Casual Life (2003) parte proprio da qui, da una figura, quella di Carol “Cass” Pennant, che se non fosse realmente esistita sarebbe difficile immaginare. Un emarginato al cubo: troppo nero per i bianchi ma di cultura troppo bianca per i neri incompreso dalla maggior parte dei suoi pari per motivi razziali e spesso anche dalla propria famiglia (adottiva) per motivi anagrafici. Un antieroe che trova nella sciarpa di una squadra di calcio (il West Ham) la propria identità, nella violenza la propria ragion d’essere e nel branco la propria dimensione sociale. La sua storia, in fin dei conti, è quella di un riscatto obbligato, la cui unica alternativa è – ragionevolmente – la morte.
Cass

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